Decreto End of Waste sul riciclo dei PFU: i nodi da sciogliere per UNIRIGOML'augurio è che si consideri un rapido aggiornamento ministeriale




A dieci anni dalla sua nascita, grazie alla fusione tra l'Unione confindustriale Imprese del Recupero e l'Associazione italiana Raccolta, Riciclo e Riutilizzo della Gomma, UNIRIGOM (l'Unione Nazionale delle Imprese che effettuano la frantumazione ed il trattamento degli Pneumatici Fuori Uso - PFU) può festeggiare un traguardo importante per il settore rappresentato: la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del relativo Decreto End of Waste (EoW).

Il sorriso appare però a metà, perchè permangono alcuni nodi significativi da sciogliere, oltre alle difficoltà applicative e agli oneri inevitabilmente a carico delle imprese, sin dalle prime fasi di implementazione, per introdurre le necessarie soluzioni e misure.

L'industria del riciclo compie, sì, un nuovo passo positivo, arrivato dopo quasi quattro anni di gestazione del Decreto, ma si ritrova limitata in parte rispetto alla possibilità di generare nuovi prodotti dagli pneumatici dismessi, senza che vi sia una esaustiva motivazione sul piano né tecnico, né ambientale. Un altro elemento negativo del documento riguarda diverse imprecisioni ravvisate da UNIRIGOM, che figura tra gli aderenti a FISE Unicircular.

Affrontiamo le criticità punto per punto, a partire dalla obbligata riorganizzazione delle modalità operative degli impianti e dai costi direttamente connessi, con un intervento sulle aree di stoccaggio per la gomma vulcanizzata granulare (GVG) ottenuta da PFU (ora non più inquadrata come rifiuto) che potrà comportare una riduzione dei quantitativi gestibili. La conformità alle specifiche del Decreto dovrà infatti essere accertata in forma separata e specifica per ciascun lotto, che non dovrà superare le mille tonnellate. Tali oneri avranno sicuramente un impatto significativo sui costi complessivi, con un calo ulteriore dei margini di profitto per i produttori di granulo, già oggi ridotti.

Le spese di gestione sono destinate a una salita verticale anche in virtù dell'obbligo di posizionare all'ingresso dell'impianto di riciclo un generico sistema di lavaggio dei rifiuti "idoneo a rimuovere le impurità dalla superficie degli pneumatici". La mancanza di qualsiasi dettaglio tecnico, secondo UNIRIGOM, potrebbe ingenerare interpretazioni diverse da parte delle Autorità chiamate a rilasciare e a controllare le autorizzazioni, causando difformità applicative territoriali.

Altro punto contestato dall'Unione Nazionale è la selezione dei soli granuli di diametro tra 0,8 e 2,5 mm per quanto attiene al prelievo di campioni. Una scelta limitante a cui si potrebbe porre rimedio facendo riferimento alla norma UNI CEN 14243 anziché a quella UNI 10802 sui rifiuti generici. 

UNIRIGOM sottolinea inoltre l'incomprensibilità dell'esclusione ai fini produttivi di End of Waste, tra le varie tipologie di PFU, di quelli legati a stock storici (di proprietà di un'azienda magari fallita), abbandonati (a bordo strada, ad esempio) e sotterrati.

Anche gli impieghi ammissibili per la GVG, anche in ottica futura, risultano costretti. L'utilizzo per "strati inferiori di superfici ludico-sportive", se inteso in senso restrittivo, porterebbe infatti a un minor utilizzo di granulo e polverino, vedendo così scendere le percentuali di recupero materico.

"Nonostante le nostre numerose segnalazioni in sede di confronto con il Ministero dell’Ambiente - hanno comunicato da UNIRIGOM -, questi nodi sono rimasti irrisolti e rappresentano, pur nel positivo quadro della pubblicazione del Decreto EoW, un freno all'ulteriore sviluppo dell’industria del riciclo della gomma vulcanizzata da PFU ed all'aumento della destinazione a riciclo di materia rispetto a quella del recupero energetico".

La conclusione è chiara e netta: "Ci auguriamo che il Ministero voglia prendere in considerazione un rapido aggiornamento del Decreto appena pubblicato".