(Ri)ciclo sportivo per Nikee ancora: tessuti realizzati dal...carapace dei granchi!




La pagina che sottolinea le notizie più interessanti del momento ma anche del futuro, in antitesi con baggianate sapienti e idee fuori moda o che hanno stancato

 

(Ri)ciclo sportivo per Nike
Nella migliore delle ipotesi, quando un vecchio paio di scarpe da ginnastica arriva alla fine del suo ciclo di utilizzo (consumismo a parte), finisce in discarica o bruciato in un termovalorizzatore.
E invece Nike con Accept and Proceed, ha presentato un campo da basket ed un campo giochi progettati e rigenerati con 20.000 sneakers, per riqualificare e rivitalizzare un quartiere locale nella città di Belgrado in Serbia. Il Block  70 è stato quindi parzialmente creato con vecchie scarpe che sono state trasformate in nuovi materiali riciclati. La filosofia di design circolare sposata da Nike - con la scelta dei materiali per rendere più facile il riciclaggio - aiuta la possibilità che i prodotti in fase di creazione, possano fare così parte di un’economia circolare.
Il progetto e l’operazione rientrano nel “Move to Zero”, l’impegno di Nike verso un futuro a zero rifiuti e a zero emissione di carbonio, per proteggere (anche) il futuro dello sport.
Progettare con la fine in mente…per una fine che tardi ad arrivare sempre più in là!


Crab Crab…
L’idea non è male. Ma forse il concetto di moda green sta un po’ sfuggendo di mano…
Siamo tutti d’accordo sulla ricerca e gli innovativi tessuti ottenuti spesso da materie naturali o riciclate, ma qui si parla di una fibra ottenuta dal carapace dei granchi.
La fibra tessile in questione si chiama Crabyon ed è un mix di viscosa e chitosano, una sostanza presente nei gusci dei crostacei (che provengono dall’industria alimentare). Il tessuto ha proprietà antibatteriche ed è anche antimicrobico, emostatico, biodegradabile ed anallergico. E per questo viene utilizzato soprattutto in campo medico-sanitario e farmacologico.
In realtà il crabyon non è proprio nuovissimo: è frutto infatti della tecnologia giapponese che nel 1997 ha vinto un premio come promozione per il riciclo.
Per le proprietà di cui sopra, molte aziende alla ricerca di materiali tessili green, si stanno organizzando per produrre capi in questa “nuova” fibra (destinati al contatto con la pelle), ma i costi sono ancora parecchio alti. Sembra un po’ un esercizio di stile. Regola numero uno: affinchè un materiale “funzioni”, deve essere vantaggioso per chi lo produce ma anche per chi lo acquista. Ma forse per ora è prematuro…